Il ruolo del Parlamento nell’intesa Stato-Regione per l’autonomia differenziata

 

Article 116, paragraph 3, Italian Constitution, is a norm of dubious interpretation created to silence the requests for greater autonomy of the ordinary Regions without however eliminating or reducing the special autonomy which has largely lost all raison d’être and remains as a mere acquired right. An element of strong doctrinal debate concerns the breadth of parliamentary powers in the approval phase, which could not be amended unilaterally, in the absence of a common will, according to some not even with constitutional law. To this end, the prevailing reference to assimilation with the procedure for the approval of the agreements between the State and religious confessions, compared to the procedure for the ratification of international treaties, which leads to the exclusion of the possibility of changes to the text of the agreement, which must be accepted or rejected in its organic content. Furthermore, the contribution enhances the aspect for which art. 116, third paragraph, of the Constitution, contains an atypical and reinforced law reserve and therefore does not seem to leave room for recourse to the proxy law. The atypicality seems to derive from the fact that it refers to a text of the law that cannot be modified independently by Parliament and emerges, from the point of view of the content constraint, as the matters can be attributed to regional competence in derogation from Articles 117 and 118 of the Constitution. Finally, we are dealing with the reinforced law as regards the training process (or procedural) and for the required majority. A law which for all its peculiarities, therefore, appears to be completely incompatible with the characteristics of a delegating law, because it would mean delegating its effective and complete formulation to the Government through legislative decrees.

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L’art. 116, c. 3, Cost., si configura come una norma di dubbia interpretazione creata per tacitare le istanze di maggiore autonomia delle Regioni ordinarie senza tuttavia elidere o ridurre l’autonomia speciale che ha in buona parte perduto ogni ragion d’essere e permane quale mero diritto acquisito. Un elemento di forte dibattito dottrinario attiene all’ampiezza dei poteri parlamentari nella fase d’approvazione, che non sarebbe emendabile unilateralmente, in assenza di una volontà comune, secondo alcuni neppure con legge costituzionale. A tal fine rileva il prevalente richiamo all’assimilazione con il procedimento per l’approvazione delle intese fra Stato e confessioni religiose, rispetto al procedimento per la ratifica dei trattati internazionali che induce ad escludere la possibilità di modifiche del testo dell’intesa, che deve essere accettato o rigettato nel suo contenuto organico. Inoltre, il contributo valorizza l’aspetto per cui l’art. 116, terzo comma, Cost., contiene una riserva di legge atipica e rinforzata e dunque non sembra lasciare spazio al ricorso alla legge delega. L’atipicità pare derivare dal fatto che si rinvia ad un testo di legge non modificabile autonomamente dal Parlamento nonché emerge, da un punto di vista del vincolo contenutistico, in quanto le materie possono essere attribuite alla competenza regionale in deroga agli artt. 117 e 118 Cost. Infine, si tratta di una legge rinforzata per quanto attiene l’iter formativo (ovvero procedimentale) e per la maggioranza richiesta. Una legge che per tutte le sue peculiarità appare dunque recisamente incompatibile con le caratteristiche di una legge delega, perché significherebbe demandare la sua effettiva e completa formulazione al Governo attraverso decreti legislativi.

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