¿Ser “intérprete supremo” en una comunidad de intérpretes finales? De vuelta sobre una interpretación “creacionista” de los derechos humanos

L’articolo richiama l’attenzione sull’importanza del dialogo inter-giurisdizionale – evitando posizioni dogmatiche e interpretazioni escludenti – in una comunità di interpreti finali ciascuno dei quali reclami per sé l’ultima parola. Questa comunità affonda le sue radici nella frammentazione da cui è caratterizzato il diritto internazionale. Per evitare conflitti che blocchino la tutela dei diritti riconosciuti dalle norme collegate, l’autore propone lo sviluppo di tecniche di coabitazione, rilevando che, proprio l’assenza di tali tecniche nella sentenza da cui trae occasione l’articolo conduce ad uno scontro di giurisdizioni tra i giudici supremi argentini, che rivendicano il proprio assoluto diritto all’ultima parola, ed i giudici sovranazionali della Corte interamericana dei diritti umani.

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The present essay draws attention to the importance of promoting inter-jurisdictional dialogue – avoiding dogmatic positions and exclusive interpretations – in a community of final interpreters where each member claims the last word. This community is formed from the fragmentation of international law. To avoid conflicts that block the protection of the rights recognized in interconnected standards, the author proposes the development of cohabitation techniques. Precisely in the decision examined in the essay the absence of such techniques leads to a clash of jurisdictions between the supreme Argentine judges, claiming their absolute right to the last word, and the supranational judges of the Inter-American Court of Human Rights.

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